DOMENICO MARIA BELZOPPI
(San Marino 1796 - Verucchio 1860)
 
 
Nasce a Borgo Maggiore nel 1796 da padre merciaio e madre di facoltosa famiglia, proveniente da Urbania.

Dopo un primo periodo di studio sotto la guida dello zio, si iscriverà al Seminario di Rimini, da dove si trasferì a Forlì, per terminare le scuole secondarie. Qui sarà ospitato come pensionante da una famiglia di un povero sensale, ove però il nostro stringerà una importante amicizia con il figlio di Pietro Maroncelli, che finirà poi in prigione con Silvio Pellico. Entrambi giovani, accomunati da interessi culturali e politici, frequentavano insieme gli ambienti della carboneria. Sarà dopo il ritorno a San Marino che continuerà, perfezionandosi , i suoi studi di lettere, senza però mai trascurare quelli di economia e diritto. Dando continuazione ai suoi interessi politici fondò in Repubblica una affiliazione della Giovine Italia, assieme al Dott. Giuseppe Bergonzi, che anche in futuro gli sarà molto vicino: insieme parteciperanno a riunioni segrete a Rimini. Nel 1831 molti saranno gli esuli ospitati sul Titano tra gli iscritti all'associazione mazziniana in Italia, in seguito all'insurrezione nei ducati e nello stato pontificio.

Nel 1834 gli fu affidato un delicato incarico dai cospiratori di Rimini: recarsi in Toscana per organizzare un nuovo moto insurrezionale, ove ci sarebbero stati anche esponenti del governo francese. Cosicché il Belzoppi, accompagnato dal fedele colono Matteo Tamagnini, partì a cavallo alla volta della Toscana, avendo con sé documenti di notevole importanza. Ma purtroppo ben presto fu costretto a fermarsi: al confine presso il Carpegna fu fermato. Nonostante il tentativo di mangiare i documenti più compromettenti, fu arrestato. Il fatto che il Belzoppi era praticamente atteso al confine, fece immaginare che era stato tradito. Indagini successive, in particolare di Luigi Tosi, indicarono il colpevole nel pittore Riminese Luigi Pedrizzi, che giaceva nelle carceri romane.

Il Belzoppi viene condotto prima nel forte di San Leo, poi nelle cacrei di Rimini e Forlì, rimase dentro per sei mesi. Riuscì ad essere scarcerato nel marzo del 1835, grazie alle insistenze degli ambasciatori di Francia e di Svezia, oltre che, ovviamente del governo sammarinese. In San Marino riprese la sua attività legale, ed anche il suo sostegno ai liberali italiani e a coloro che cercavano scampo in Repubblica, mentre il Vaticano gli aveva comunicato che era tenuto sotto controllo. Fu il Belzoppi a risolvere il problema giuridico - legale dello sconfinamento in territorio sammarinese di Garibaldi, permettendo, senza irritare troppo i confinanti, il momentaneo aiuto ai garibaldini.

Dopo la morte del padre ne prese il posto nel Consiglio dei sessanta, (il parlamento di San Marino) divenendo poi anche Capitano Reggente numerose volte (Capo dello Stato: A S.M. i Capitani Reggenti sono due e il loro mandato dura sei mesi - la stessa persona può essere rieletta più volte). Nel 1840 gli venne conferito il patriziato sammarinese, ed anche in Italia in quegli anni andava raccogliendo numerosi riconoscimenti. Finché alcuni giovani esaltati in San Marino, sammarinesi e fuggiaschi vari, cominciarono a prendersela con coloro che tanto avevano fatto durante i moti del 1831, accusati ora di oscurantismo. Gli obiettivi erano le cosiddette cinque "B", cioè Belzoppi, Bonelli, Borghesi, Belluzzi, Braschi: il primo della lista era appunto lui. Ma il primo ad essere colpito fu il segretario di stato Giambattista Bonelli, ucciso con una fucilata alle spalle nel 1853. Si ritirò in volontario esilio in un casolare presso Verucchio. Il fatto stesso che fosse stata posta in dubbio la sua fedeltà alla Repubblica, provocò il suo rifiuto a tornare in patria. In dieci anni di esilio una sola volta tornerà per difendersi davanti al Consiglio da altre accuse infamanti che giravano sul suo conto. Fu accolto con grandi onori, ma ancora egli non volle tornare stabilmente. Morì nel suo casolare nel 1860 e fu sepolto presso la cappella gentilizia presso la Chiesa di Santa Maria in Valdragone.

Dopo i restauri effettuati nel 1938 la tomba fu evacuata e delle sue spoglie non si è saputo più nulla.